Nuova sentenza della Corte costituzionale sul regime dei licenziamenti previsto dal Jobs Act, stavolta con declaratoria di incostituzionalità (sentenza n.22, depositata il 22 febbraio). La limitazione operata dal legislatore delegato della tutela reintegratoria alle sole ipotesi di nullità “espressamente” previste dalla legge (ex art.2, comma 1, d.lgs. 23/15), esorbita infatti i limiti della legge delega (art. 1, comma 7, L.183/14). Ne consegue un’espansione del diritto alla reintegrazione a tutte le ipotesi di licenziamento intimato in violazione di norme imperative, ad oggi sprovviste di sanzioni. Come, ad esempio, il licenziamento in periodo di comporto, il licenziamento ritorsivo del whistleblower, il licenziamento intimato in violazione del blocco previsto durante l’emergenza Covid-19, il licenziamento per sciopero attuato in violazione dei limiti ex l.146/90, oltre all’ipotesi all’origine della sentenza (licenziamento di un autoferrotranviere in violazione del procedimento disciplinare regolato dal R.D. 148/31).